Recensioni

L’aquila e Maja

di Pitti Duchamp

a cura di Cristina Rotoloni

Genere: Storico – Romanzo rosa

Casa editrice: Mondadori

Collana: Passion 207

Disponibile in ebook a € 2,99

TRAMA

Lei gli insegnerà a volare
nei cieli dell’amore.

Il barone Umberto Riccardi, spericolato pilota di aerei, aspetta che l’Italia entri nel pieno della Grande Guerra: non vede l’ora di sfidare la morte alla guida del suo velocissimo biplano. Alba è una sarta talentuosa. Sedotta dal barone, cede al piacere sublime della trasgressione. Ma lui ha in mente solo la gloria e non c’è spazio per nient’altro nella sua vita. Sarà la guerra a far incrociare nuovamente i loro destini. Umberto ritroverà Alba, impavida e bellissima, con la divisa della Croce Rossa, e scoprirà che per lui la vera battaglia non è contro il nemico austriaco, bensì contro un passato che non smette di tormentarlo. Basterà la passione a unire i loro cuori coraggiosi?

Note:

L’AQUILA E MAJA è il romanzo con cui l’autrice italiana Pitti Duchamp esordisce nella collana I Romanzi. 

Ambientazione:

Italia, 1915-18

RECENSIONE

Questa è una storia dura, cruda, tremendamente reale e tanto coinvolgente, con personaggi dalle linee precise e ben tratteggiate. Immagini vive che ti danno la sensazione della lotta per la sopravvivenza. Umberto, il protagonista, è una figura tagliente: brutale come la guerra o come la morte. Quest’ultima lui la insegue con tutta l’anima, volando tra i nemici e mettendosi a rischio ogni giorno; ma la dea oscura sembra respingerlo, al pari di quello che Umberto fa con le persone che, guardandolo, provano repulsione per lui. Tutti lo tengono a distanza tranne Alba: la sartina di d’Oltrarno dagli occhi viola. La nostra protagonista “rammenda vite” e inconsapevolmente lo fa anche con la sua e con quella di Umberto. Tuttavia, non significa che le cose siano semplici. Tutt’altro. Scorrendo le righe viene voglia di chiudere gli occhi e pregare per i protagonisti, sperando che la tremenda realtà sia almeno d’esempio per non ripetere gli stessi errori, ma gli uomini, si sa, sono fallaci e in questo libro ci sono tante svolte e tante scelte da fare. Passano i minuti e ti rendi conto che non sei più sulle pagine: senti i fischi delle bombe, il rombo degli aerei, stringi in mano un rosario mentre il fumo della deflagrazione ti investe con i suoi venti e ti auguri che la forza dell’amore faccia la differenza. Quell’amore che non vede la mostruosità sui volti, quell’amore che si piega davanti alla sofferenza, quell’amore consapevole che potrebbe essere l’ultimo istante di una vita, ma nonostante questo si aggrappa alla speranza che non sia così, mettendo a rischio tutto. In questa storia Alba non ha compreso che Umberto è un’aquila solitaria, senza pace, in continuo conflitto con se stesso e con un sentimento che non ha mai veramente accettato. Un pazzo senza discernimento, capace di sputare il fumo in faccia alla morte. Il lettore o lo ama o lo odia e, tra le due cose, finisce per provare tenerezza per lui. Umberto, forse, non lo accetterebbe, ma l’autrice è stata così brava che non si riesce a detestarlo. 

Un plauso di merito va a Baracca, l’asso dell’aviazione che mi sarebbe piaciuto conoscere. 

In questo coinvolgente romanzo, la guerra non è uno scenario di fondo, bensì la sarta che intesse i fili del destino, stringendo e allentando la presa sui sentimenti dei protagonisti. Intenso come la vita e la morte, ho sentito questo libro fin dentro le viscere e ve lo straconsiglio.

A presto.

Cristina

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