Recensioni

Lettera a un bimbo mai nato

Oriana Fallaci

Genere: Narrativa contemporanea

Editore: BUR

Pubblicazione: 10 maggio 2011

Pagine: 113

Euro e-book: euro 7,99

Potete acquistarlo qui: Amazon

TRAMA

“Non sono io la donna del libro. Tutt’al più le assomiglio, come può assomigliarle qualsiasi donna del nostro tempo che vive sola e che lavora e che pensa. Proprio per questo, perché ogni donna potesse riconoscersi in lei, ho evitato di darle un volto, un nome, un indirizzo, un’età.” Così Oriana Fallaci in occasione della pubblicazione nel 1975 di Lettera a un bambino mai nato, il monologo di una donna che aspetta un figlio e che guarda alla maternità non come un dovere ma come una scelta personale e responsabile. In un’analisi di esemplare razionalità che fa ricorso a una lingua tersa ed essenziale, senza mai rinunciare alla consueta passione, la Fallaci interroga la propria coscienza affrontando il fondamento della natura femminile. Basta volere un figlio per costringerlo alla vita? Ed è giusto sacrificare una vita già fatta a una vita che ancora non è? Il libro supera i dilemmi legati al dibattito sull’aborto, si impone all’attenzione dei lettori del mondo intero ed è oggi considerato un classico della letteratura di tutti i tempi e Paesi.

RECENSIONE

Cari divoratori di libri, era da tanto che volevo leggere questo romanzo, anche se non sapevo bene cosa aspettarmi. La Fallaci è una figura dalla forte personalità che fa nascere divergenze di opinioni e contrasti. Per questo avevo il timore di affrontare il suo romanzo. Temevo di non saper digerire quello che avrei letto. Poi mi sono convinta. Non c’è stata una evoluzione, semplicemente, a un certo punto, ho iniziato a sfogliare le pagine. È un volume breve, se escludiamo la prefazione, le interviste finali e le opinioni altrui. Quest’opera, per stessa ammissione della stessa autrice, non parla di lei, anche se conosce bene la perdita di un figlio. Da lì è nata l’idea, poi si è sviluppata su un’altra donna teorica che non desidera un figlio, ma che infine ne segue la crescita nell’utero. La forza disarmante del testo è che la protagonista parla con il bambino per tutto il tempo. Gli mostra la verità cruda e nuda, senza alcun velo per mistificarla o renderla più accettabile. Ma le verità, come si sa, sono tante e si ammassano in lei, mostrando la madre nella sua fragilità, nei timori, ma anche nei punti di forza. Quando cede al desiderio della vita e si lascia andare con il cuore in mano, le azioni dirette e pure, anche se fatte con amore, si trasformano e si rivoltano contro di lei. Il figlio è una voce esterna, un narratore onnisciente e invisibile. Non parla eppure lo fa. Non interagisce eppure interviene.

Il romanzo dona un’attenta riflessione sulla realtà umana, mostrando la schiavitù sociale in cui per amore ci ritroviamo a ingabbiare e a essere ingabbiati. Mostra la lotta affrontata dalle donne nel diritto di essere in primis un individuo e poi una madre, ma nello stesso tempo rivela quanto quel legame possa influenzare e piegare la più forte delle sostenitrici di questo diritto. Rivela che ci si sente schiave per amore e si schiavizza imponendo all’essere generato “scarpette” che non vuole indossare.

Dal mio punto di vista, si perde un po’ nella retorica nella fase del giudizio. Pur essendo lei l’imputata e il giudice, in questo passaggio mi è mancata la purezza di penna che avevo apprezzato fino all’istante prima.

La conclusione converte in una soluzione forte e sentita. Come una resa, ma forse come un nuovo ciclo. Non mi ha lasciato affatto indifferente. In una persona come me, che si pone un sacco di dubbi, ha ispirato tanti punti di riflessione e infiniti nuovi quesiti.

È una lettura che va assaggiata e gustata, poi lasciata a riposare affinché venga assorbita e decantata come un pregiato vino che ha maturato a sufficienza nella sua botte.

Ho apprezzato molto la prefazione di Lucia Annunziata.

Onestamente non so se si può definire un libro per tutti. Si sofferma su una raffigurazione uomo/donna a volte generalizzata, anche se consapevole, e tratta un rapporto con i figli, gravidanza e aborto che può non essere condiviso. Io ne consiglio la lettura perché a me è piaciuto.

A presto.

Cristina

Commenti disabilitati su Lettera a un bimbo mai nato