Segnalazioni

QUANDO ERAVAMO GIOVANI

Sara Masvar

Genere: Narrativa familiare, storico, formazione, romance

Numero pagine: 370

Casa editrice: Indipendently Published

Data di uscita: 15 dicembre 2023

Codice IBSN 9798866297825

Prezzo E-book: 2,99€

Prezzo cartaceo: 13,90€

Incluso nell’abbonamento Kindle Unlimited

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TRAMA

Kentucky, 1960. La famiglia Rigby ha piantato i semi per il proprio successo. Da immigrati scozzesi a possessori di terre il passo è stato breve. Jackson “Jake” e Jason “Jaz”, i figli maggiori gemelli, sono entrambi legati a Eleanor “Nora”, figlia unica nonché ereditiera designata del borghese e borioso vicino di terre Thompson-Wallace. Ciò che unisce i tre ragazzi è un rapporto d’amore e d’amicizia che cela svariati segreti e compromessi.

Un avvenimento drammatico coinvolgerà sia i Rigby sia i Thompson-Wallace e cambierà la vita di tutti loro. A seguito dell’arresto di Jaz, Jake deciderà quindi di offrirsi volontario nella US Army per poter salvare ciò che gli resta d’importante nella vita, nello specifico la sorella minore Jessica e l’amata amica Nora. Quando arriverà in Vietnam, però, niente sarà più come prima.

La guerra, il dolore, i rimorsi, le scelte sbagliate e un destino che pare già scritto accompagneranno ogni singolo componente della famiglia Rigby nel corso delle loro vite, e la fine chiederà a ognuno di loro il saldo di un conto che, in un modo o nell’altro, andrà prima o poi pagato.

CONTENT WARNING: Si consiglia la lettura a un pubblico adulto, maturo e consapevole. Il romanzo include scene esplicite di violenza, abusi, morte.

TW: Abilismo, sessismo, razzismo, outing, droghe, omicidio, suicidio, relazioni abusive.

SLOGAN

Nessuna famiglia è immune al dolore.

ESTRATTI

C’era in lui l’ardore di una fiamma destinata a spegnersi, e non sapevo che farmene del mio candore di fronte a tanta rabbia e voglia di avermi.

Raccontami della guerra, Jake, fammi sentire ancor più ingenua sotto a questa notte stellata che illumina il mio cupo futuro.

Mi chiedo spesso se io sarei riuscito mai a fare una cosa del genere per qualcuno, e la risposta è sempre la stessa. No. Sono un vile e un meschino, un’anima pregna di paure, e forse anche per questo ho deciso di rischiare tutto e venire quaggiù, in mezzo al disastro più grande che l’uomo possa aver messo in atto.

Il cuore gli perde un battito e il respiro gli si mozza in gola.

È tutta un cercarsi e trovarsi, la vita, e che senso ha andare avanti dopo essersi persi senza averlo scelto?

Quaggiù ho avuto modo di riscoprire l’uomo che non ho avuto il coraggio di essere in patria. Ho visto negli faccia altrui la morte, e li ho salvati. Ho compiuto un gesto eroico una volta e poi un’altra e un’altra ancora, e sono aumentati sul mio petto i gradi che il cong che avrà l’onore di ammazzarmi potrà strapparmi di dosso.

Nora aveva sempre sognato l’amore romantico, i baci sospesi, i respiri spezzati dal desiderio. Ne aveva letto a lungo e in Jason aveva sperato di trovare quel briciolo di benessere che credeva di meritarsi. Se lo meritavano entrambi, dopotutto. Quando lui le sfiorava il viso, tutto diventava accettabile. Quando lui le stringeva le mani, il resto del mondo smetteva di esistere. Ma a toglierle tutto era stato lo stesso ragazzo che aveva così tanto non solo amato ma anche voluto. Proprio Jason Rigby, dopo averle sconquassato il cuore, le aveva anche rubato e violato l’anima.

Il fuoco, lì, si mischia al sapore dell’inganno di una guerra già persa in partenza, quella che stanno combattendo dei giovani soldati innocenti, vittime sacrificali in una corsa al massacro. Non si danno nomi ai vitelli nati per il macello e la stessa regola vale anche nel Vietnam. Sono tutti John Doe, in quella guerra, ed è nel momento stesso in cui vedi il cranio macellato del tuo stesso fratello che sai che niente più vale, niente più ha senso.

Allunga la mano alla ricerca di quella della donna che l’ha cresciuto. Il battito è prepotente, di certo il cuore le sta esplodendo nel petto. La tira a sé, e sente qualche lacrima rigargli il viso. Non piange per ciò che ha perso e neppure per ciò che non ha mai avuto modo di conoscere, ma soffre per quello che potrebbero ancora togliergli in futuro.

Noi Rigby ci portiamo dietro un fardello dal peso indescrivibile e in ogni solco che abbiamo lasciato sulla terra c’è la sofferenza.

Ma Jackson Joseph è solo un bambino. JJ è un puro.

Lascialo crescere nell’illusione che sua madre fosse perfetta, che suo padre sia stato un eroe. Permettigli di essere un Rigby senza reggerne il peso che, fra fatica e stenti, abbiamo sopportato noi.

Nel contesto della guerra si fa di tutto per restare aggrappati alla vita, e non esiste un “io non lo farei mai”. Quando sei dentro a quel tipo di gioco, l’unica cosa che ti resta da fare è scommettere ogni carta possibile, incluse quelle infami.

 Ammazzare per non essere ammazzati, questa è la regola fondamentale. Questa è la regola che abbiamo seguito tutti. Vorrei sentire il desiderio di pentirmene, ma tutto ciò che ho fatto pesa ancora sulla mia anima. Sono vivo, questo conta.

Lo strazio ci fischiava intorno e la bruciante possibilità della sopravvivenza mi pesava addosso come un macigno. Volevo morire, lui lo sapeva bene, ma l’amore è un egoismo necessario che a volte mette in atto strategie malate, violente.

E qual è la faccia della moneta che una donna come Jessica potrebbe mai voler vedere, a conti fatti? La salvezza dei due fratelli che ha sempre amato o la nascita del figlio che ha dopotutto cresciuto? Come si sceglie chi salvare sul finale di una storia che racconta tutto, eppure non ti lascia niente di certo?

  • Un disgraziato bastardo, sì, ma mai un infame bugiardo.
  • Un diavolo rosso, certo, ma non un angelo della morte.

Ma Nora non ha più niente da dire, e Jaz non potrà mai più rimediare a quel suo folle gesto così come, d’altronde, non lo potrà mai fare neppure Jake.

Cade l’intero mondo nel più assoluto silenzio, si fermano pure i battiti e i respiri. Cessano le lacrime, si bloccano i pensieri.

E nel vuoto rassegnato di un momento disperato cambia per sempre la sorte del resto di ognuno dei Rigby.

Dobbiamo tutto ai nostri compianti genitori, hanno fatto così tanto per tutti noi, eppure ancor oggi mi chiedo se sia giusto sacrificare sé stessi e i proprio sogni per portare a termine quelli altrui. È giusto sentirsi sempre in obbligo nei confronti dell’amore che, in modo naturale, due genitori dovrebbero provare per i propri figli? È giusto mettere da parte le ambizioni e le capacità, i desideri e le attitudini, solo per compiacere ciò che chi ci ha generato crede di vedere in noi? È giusto che siano padre e madre a tracciar le linee della strada per il futuro dei figli?